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Home News Comunicati stampa Minerali dei conflitti: la strada verso un regolamento ambizioso è ancora molto lunga

Minerali dei conflitti: la strada verso un regolamento ambizioso è ancora molto lunga

Daniela - Ufficio Policy
7 Aprile 2016
Comunicati stampa, News

COMUNICATO STAMPA FOCSIV CISDE

Commercio dei minerali delle aree dei conflitti:
il varo di un Regolamento ambizioso è ostacolato dagli Stati membri dell’Unione Europea

Roma, 7 aprile 2016. Il Parlamento Europeo lo scorso anno ha votato a favore di un regolamento efficace che avrebbe ostacolato il commercio dei minerali provenienti dalle aree di conflitto, tuttavia, gli Stati membri dell’Unione Europea stanno cercando di rendere inefficace e di indebolire la promulgazione di tale proposta.
I negoziati, svolti a porte chiuse, del Trilogo (dialogo a tre) tra il Parlamento europeo, il Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione europea hanno modificato il regolamento in modo da renderlo quasi del tutto inutile e privo di reale significato per tutte le persone colpite da questo commercio illegale. Se gli Stati membri dell’Unione Europea perseguiranno questa condotta la normativa europea sarà addirittura meno efficace di quella adottata dagli Stati Uniti, Cina ed alcuni Paesi africani e, di fatto, disattenderebbe lo standard, riconosciuto a livello internazionale, delle linee guida di dovuta diligenza dell’OCSE.

FOCSIV, assieme a CIDSE, condanna l’esito della seconda riunione del Trilogo poiché non coerente con le esigenze e le istanze espresse da molte organizzazioni della società civile, tra cui più di 150 Vescovi da tutto il mondo.

Nel Consiglio europeo la strada verso un regolamento ambizioso è ancora molto lunga, considerato che insiste nel portare avanti la posizione debole sostenuta nel dicembre 2015, difendendo un regolamento basato su un approccio volontario. Tuttavia qualcosa si sta muovendo: mentre pochi Stati membri dell’UE stanno bloccando ogni tipo di progresso, un certo numero di Stati sembra essere disposto ad accogliere un approccio obbligatorio, e stanno richiamando l’attenzione sulla necessità di mantenere il rispetto delle norme OCSE in materia di dovuta diligenza, che però sembra ancora ben lungi dall’essere garantita. E’ evidente che si arriverà ad un compresso, ma speriamo che non sia assolutamente al ribasso.

I leader europei sono chiamati a comprendere le reali conseguenze di un regolamento meno incisivo rispetto a quello votato dai rappresentanti eletti al Parlamento europeo. Gli Stati membri non dovrebbero nascondersi dietro a delle porte chiuse, ma dichiarare le proprie posizioni in maniera trasparente ed essere pronti a difendere le proprie scelte pubblicamente.
Milioni di donne, bambini e uomini nella Repubblica Democratica del Congo, subiscono quotidianamente violenze, stupri e morte nelle zone limitrofe alle miniere, mentre le imprese non hanno alcun obbligo a verificare lungo la catena di approvvigionamento se i propri prodotti contengono minerali provenienti dalle aree di conflitto. Non solo, i cittadini europei non hanno la garanzia che i prodotti che acquistano ed usano quotidianamente siano realizzati senza violare i diritti umani.

Nel dibattito pubblico tenutosi a Bruxelles il 14 marzo, Abate Léonard Santedi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), ha dichiarato che un regolamento non vincolante non sarebbe sufficiente a migliorare la situazione delle popolazioni che vivono in prossimità delle aree estrattive dei minerali.
Uno studio condotto dalla Commissione sulle risorse naturali della Conferenza Episcopale della RDC ha mostrato come il Dodd Frank Act degli Stati Uniti abbia apportato cambiamenti concreti nel modo di approvvigionarsi, oggi più responsabile, da parte dei diversi attori economici di tutte le nazionalità.

“Vengo qui portando il grido di sofferenza dalla mia gente, ma anche un grido di speranza. In linea con i propri valori e il rispetto della dignità umana, l’Unione europea ha un dovere di responsabilità e di solidarietà. In caso contrario, vale la legge della giungla .” ha ribadito a Bruxelles l‘Abate Léonard Santedi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo (RDC).

L’europarlamentare Elmar Brok, Presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento Europeo, ha dichiarato che “un accordo vincolante con portata limitata non è un approccio morale più che sufficiente, ma può essere una soluzione accettabile.». Ha, inoltre, affermato che è “stato abbastanza a lungo nel mondo degli affari e ha visto troppe “Volkswagen” per non sapere che il valore del controllo interno alle imprese è pari a zero”.
Mentre, Jan TYTGAT, Direttore Affari Governativi UE per il Benelux presso Umicore, azienda che si attiene alle norme di dovuta diligenza dell’OCSE nella propria attività di riciclo di minerali, ha affermato che “una proposta che non coinvolga le aziende di trasformazione finali non può garantire ai clienti che i prodotti non contengono minerali sporchi di sangue. Anche la nostra azienda settimanalmente riceve richieste, da parte dei consumatori, sulla provenienza dei minerali impiegati.”

Il 4 aprile, Stefan Reinhold, Coordinatore Advocacy CIDSE sulla campagna dei minerali dei conflitti, si è unito agli attivisti della rete Stop Mad Mining per consegnare la petizione “Contrastiamo il commercio dei minerali dei conflitti!” firmata da quasi 42 mila persone le quali richiedono un regolamento comunitario che faccia proprie le indicazioni obbligatorie della dovuta diligenza e che soddisfi gli standard dell’OCSE.

A differenza di quanto accade a Bruxelles il 23 aprile l’Assemblea Nazionale francese ha adottato, in seconda lettura, una proposta di legge sull’obbligo di attenersi alle norme sancite dall’OCSE da parte della “società madre”, garantendo che le grandi imprese francesi si rendano responsabili su tutto il territorio nazionale e lungo tutta la filiera produttiva. Stefan Reinhold, complimentandosi della scelta politica francese, ha asserito come l’esempio francese possa motivare ed ispirare i negoziatori europei affinché adottino un regolamento efficace sui minerali dei conflitti.

Gianfranco Cattai, Presidente FOCSIV, ha invitato “tutti i cittadini italiani ed europei a firmare la petizione lanciata recentemente e ad esprimere numerosi la propria preoccupazione su una normativa europea che rischia di essere assolutamente inefficace. In questa fase cruciale dei negoziati, il nostro ruolo di portatori di interesse della società civile diventa sempre più importante; i leader europei non possono ignorare le nostre richieste per un commercio etico e responsabile, per il diritto alla vita di milioni di donne, uomini e bambini.”
Breve aggiornamento sul regolamento relativo ai minerali dei conflitti:
In assenza di un efficace sistema di regolamentazione, i cittadini europei non possono essere sicuri che i prodotti che acquistano e utilizzano quotidianamente non nascondano violazioni dei diritti umani. Per affrontare questo problema, la Commissione Europea ha proposto il regolamento sui minerali dei conflitti nel marzo del 2014. La proposta è stata deludente sotto diversi punti di vista: un sistema di autocertificazione cui le aziende possono aderire volontariamente e che si applica solo a 19 fonderie e raffinerie con sede nell’UE, non coprendo tutti i prodotti che entrano nel mercato comunitario che contengono i minerali considerati nel regolamento. A Maggio 2015 il Parlamento Europeo ha rafforzato la proposta ed ha chiesto a tutte le aziende europee, che producono o importano componenti e prodotti finiti contenenti i minerali contemplati nel regolamento, di controllare in modo obbligatorio il proprio sistema di approvvigionamento assicurandosi che non si stia alimentando i conflitti o non si sia complici di violazioni dei diritti umani. Pur rimanendo ancora alcune lacune, FOCSIV con CIDSE ha accolto con favore questo voto, che costituisce un grande passo in avanti rispetto alla prima proposta.
Tuttavia, il compromesso, deciso dal Consiglio europeo lo scorso dicembre e che prevede un approccio volontaristico, indebolisce di fatto quanto stabilito in maniera progressista dal Parlamento europeo. Ora la fase decisionale è quella costituita dai negoziati tra il Parlamento, il Consiglio e la Commissione europea.
Sostieni la petizione su: www.justicepaix.be/minerali-di-conflitto/

Ufficio Stampa

FOCSIV – Volontari nel mondo

Giulia Pigliucci +39 335 6157253

comunicazione.add@gmail.com

CIDSE

Stefan Reinhold, Advocacy coordinator on conflict minerals

+32 (0)22333751, reinhold@cidse.org

Valentina Pavarotti, Media and Communication Officer

+32 (0)2 2824073, pavarotti@cidse.org

 

Tags: #conflictminerals
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