Minerali dei conflitti: l’Unione europea fa marcia indietro?

Una nuova video intervista spiega perché la posizione attuale degli Stati membri nel Trilogo non è sufficientemente ambiziosa per ottenere un cambiamento concreto
Comunicato Stampa FOCSIV CIDSE
FOCSIV e CIDSE, rete internazionale di organizzazioni cattoliche impegnate nella giustizia sociale, nell’ambito della campagna sui minerali dei conflitti hanno pubblicato una video-intervista di Abate Léonard Santedi, Segretario Generale della Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo, in cui spiega il motivo per cui un regolamento con un approccio volontario non sarebbe sufficiente a migliorare la situazione delle popolazioni che vivono nei pressi delle zone minerarie. “Un regolamento con approccio vincolante potrebbe condurre alla fine degli abusi e allo stesso tempo porterebbe le imprese ad essere maggiormente responsabili. […] Le imprese non sarebbero più complici del commercio dei minerali estratti dall’altra parte del mondo, in condizioni che generano sofferenza e non rispetto della dignità umana”. Un regolamento che include tutti gli attori della filiera produttiva “sarebbe un passo in avanti verso una maggiore consapevolezza dei cittadini che non accetterebbero di rendersi complici di morti e spargimenti di sangue tramite i propri acquisti”, afferma Padre Santedi.
Il video è stato girato nel corso di un dibattito pubblico co-organizzato da CIDSE a Bruxelles il 14 marzo; tra i relatori il Presidente della Commissione Affari Esteri del Parlamento europeo, rappresentanti della società Umicore e di EurAC, la piattaforma della società civile per l’UE e l’Africa centrale.
Abate Leonard Santedi condanna l’estrema lentezza dei negoziati tra le varie istituzioni europee coinvolte. L’urgenza concreta della questione dovrebbe spingere i negoziatori UE ad agire rapidamente e con forza per porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani. Per esempio, abate Santedi nel dibattito ha affermato che la Legge U.S.A. Dodd Frank del 2010 ha indotto cambiamenti reali nel comportamento delle imprese di tutte le nazionalità per un approvvigionamento responsabile dei minerali. “Vengo qui portando il grido di sofferenza dalla mia gente, ma anche un grido di speranza. In linea con i propri valori e il rispetto della dignità umana, l’Unione Europea ha un dovere di responsabilità e di solidarietà. In caso contrario, vale la legge della giungla.”
FOCSIV con CIDSE condanna i risultati dell’ultima riunione del Trilogo (fase negoziale tra il Parlamento europeo, Commissione Europea e i 28 Stati membri dell’UE che formano il Consiglio). I negoziati stanno delineando un quadro normativo che è ben al di sotto delle richieste provenienti da molte organizzazioni della società civile e da più di 150 vescovi da tutto il mondo. “Siamo ad un anno dalla proposta ambiziosa votata dal Parlamento Europeo, ha affermato Gianfranco Cattai Presidente FOCSIV, ma i buoni risultati dello scorso maggio continuano ad essere indeboliti da proposte normative che continuano a mettere al centro il profitto rispetto alla dignità umana. Con questa tendenza, i leader europei si renderanno irresponsabili non solo di fronte a uomini e donne che subiscono ogni tipo di abuso a causa di attività estrattive immorali, ma anche di fonte ai cittadini consumatori europei che chiedono fortemente trasparenza. “
Proprio un anno fa Il Parlamento Europeo ha votato a favore di un regolamento efficace volto a contrastare il commercio dei minerali dei conflitti ma molti Stati europei stanno cercando di indebolire la proposta. La negoziazione finale è avvenuta a porte chiuse nella fase del trilogo durante la quale la proposta di legge è stata annacquata e resa quasi insignificante per le vittime di questo commercio insanguinato. Se le proposte dei governi venissero adottate, la Legge europea cadrebbe ben al di sotto degli standard globali sui minerali dei conflitti così come di iniziative simili in Stati Uniti, Cina e vari Stati africani, minando lo standard di dovuta diligenza dell’OCSE riconosciuto a livello internazionale. Recentemente anche alcune aziende metallurgiche tedesche si sono allineate alla nostra posizione, affermando pubblicamente che le imprese a valle devono essere comprese nel regolamento europeo, in modo da non creare squilibri e condizioni di concorrenza sleali.
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